4 buone ragioni per ripensare alla selezione genetica

Pubblichiamo un estratto della nostra Newsletter che si riferisce al recente articolo comparso sulla rivista “Pig Progress” scritto da Marcello Marchesi noto consulente free-lance attivo a livello internazionale a cui ha fatto seguito la risposta di Hans Olijslagers Responsabile Tecnico (CTO) di Topigs Norsvin.

Come casa genetica riteniamo importante dar voce ed ascoltare chi dal campo esprime opinioni sulle evoluzioni in atto nel mondo che ci riguarda da vicino. In questo modo ne sono nati due interessanti articoli che offriranno senza dubbio spunti interessanti ai nostri lettori.

La selezione genetica ha portato ad un incremento sempre maggiore dei suinetti nati vivi tuttavia trascurando altri fattori pur importanti da un punto di vista delle produzioni suinicole. Nel presente articolo si accendono i riflettori su 4 di essi. E’ venuto il tempo di un ripensamento generale all’idea di selezione genetica?

Per decenni, il numero medio di suini nati vivi si è aggirato intorno ai 10,5. La selezione per la prolificità non era considerata d’interesse in quanto i valori di ereditabilità (h2) per questo carattere sono bassi (8-10%). Poi tra gli anni ’60 e ’70 i francesi hanno iniziato a studiare ed identificare sottopopolazioni che si caratterizzavano per un numero medio di nati vivi di parecchio superiore rispetto al resto della popolazione iniziando proprio da questi soggetti a creare linee “iperprolifiche”. Sul finire degli anni ’80 un consorzio di 4 case genetiche Britanniche, insieme all’Animal Breeding Research Organisation presso il Roslin Institute di Edimburgo, hanno importato un gruppo di suini di razza Meishan dalla Cina che si distinguevano per essere prolifici ed al tempo stesso più grassi. Fu così che i primi geni di razza Meishan furono integrati nei suini utilizzati a livello di allevamento industriale nei primi anni ’90.

Inizia a dipanarsi la matassa del DNA suino

Intorno alla metà degli anni ’90, la selezione genetica è stata rivoluzionata dallo studio del DNA e l’identificazione dei primi geni responsabili per la prolificità. La selezione fenotipica tradizionale, detta selezione quantitativa, venne affiancata da quella genomica basata sulle sequenze nucleotidiche del DNA. Tutto questo fu reso possibile dai passi da gigante compiuti nelle capacità di calcolo garantite da sistemi computerizzati sempre più efficienti e programmi quali il BLUP (Best Linear Unbiased Prediction).

Progressi enormi

Il resto si può dire sia storia. Pressochè tutte le più importanti compagnie genetiche hanno compiuto progressi fenomenali nel numero dei nati vivi (vedi Tab. 1) e medie che si aggirano tra i 14 ed i 16 nati vivi sono facili da osservare a livello commerciale. Di pari passa all’aumento dei nati vivi, si è assistito ad un generale abbassamento del peso alla nascita: ci sono più suinetti piccoli e disvitali (< 800 grammi).

Tab: 1: Implicazioni etiche e sul benessere animale legate alle nidiate di grandi dimensioni in Danimarca. (Fonte:Rutherford et al 2011)


Di seguito si presentano i 4 punti sui quali ritengo necessari soffermare l’attenzione.

1) Mortalità pre-svezzamento

Il Professor George Foxcroft dell’Università dell’Alberta ha condotto molte ricerche sul fenomeno cosiddetto del ritardo di crescita intrauterino (IUGR). I suini che alla nascita saranno piccoli saranno piccolo anche allo svezzamento. Come regola generale si può dire che un suinetto che alla nascita pesi 100 grammi in meno rispetto al resto della covata, peserà circa 1 kg in meno alla fine del periodo di svezzamento. La forbice si allargherà a circa 10-15 kg alla fine del periodo di ingrasso. In un sistema che funzioni in regime di Tutto Pieno Tutto Vuoto questo comporta l’invio al macello di suini “fuori griglia” o maggiori tempi di svuotamento del sito produttivo.

Pressione di selezione sui nati vivi

Ancora oggi parecchie aziende genetiche stanno selezionando per il numero dei nati vivi anche se le più avvedute hanno iniziato a considerare altri aspetti che siano di supporto al dato della prolificità. Occorre infatti tenere presente che parecchi gruppi animalisti ben informati ed altrettanto ben finanziati da lobbies che stanno alle loro spalle, stanno facendo parecchia pressione sui rispettivi Governi nazionali riuscendo ad ottenere leggi a loro vantaggio che vanno a detrimento degli allevatori. Nel 2010 il Parlamento Danese ha discusso relativamente all’etica di continuare ad incentrare il progresso genetico sul numero dei nati vivi a fronte di dati medi nazionali di mortalità pre-svezzamento del 20%. A seguito di questa discussione si sono iniziati progetti dedicati allo studio di questo fenomeno come quello del Danish Centre for Bioethics and Risk Assessment.

Mozioni

In Olanda il “Partij voor de Dieren” (Partito degli Animali), ha presentato una mozione nel gennaio 2019 chiedendo una legislazione per porre fine alla selezione per un numero maggiore di nati e un aumento del numero di mammelle che però è stata bocciata. Lo stesso partito è stato promotore di altre 2 mozioni, in questo caso accolte, con le quali si chiedeva al governo di definire un piano quinquennale che portasse alla riduzione della mortalità pre-svezzamento al di sotto del 10%. Un’ultima mozione datata Dicembre 2019 con la quale si chiedeva di selezionare per scrofe che non producessero covate oltre i 12 suinetti è stata invece bocciata.

2) Lardo e sapore della carne

L’ereditabilità (h2) per il lardo dorsale su suini alimentati ad libitum ha un valore medio pari a 0,49 (range da 0,12 a 0,74). Come risultato quindi, è stato relativamente facile togliere grasso alle carcasse anche attraverso la selezione quantitativa. Altre tecniche, come l’inclusione di geni di razze molto magre come il Pietrain da cui si sono ricavate “razze sintetiche” o l’utilizzo della stessa in purezza nei maschi terminali, ha senza dubbio contribuito alla produzione di suini molto magri. Allo stesso tempo l’ereditabilità di caratteri della carne quali la tenerezza, le perdite d’acqua (drip loss), il pH, il colore, il sapore sono stati determinati dai ricercatori i quali in termini generali hanno dimostrato che vi è una correlazione negativa tra carnosità e i caratteri deputati alla qualità sensoriale della carne. Le carcasse dei suini odierni ad un peso che oscilla tra i 90 ed i 105 kg hanno una copertura di grasso di soli 11-13 mm e il risultato si traduce spesso in carni dure e di sapore scadente.

Per questo motivo la razza Duroc sta acquisendo popolarità come a livello di verro terminale in quanto la sua progenie dispone di livelli di grasso intramuscolare (marezzatura), che migliora il sapore della carne. Nonostante queste evidenze che dimostrano in lungo ed in largo la correlazione negativa tra sapidità della carne e magrezza della carcassa suina, la selezione è ancora applicata alla riduzione del grasso.

3) Il costo delle zoppie

C’è un vecchio detto inglese che recita “no foot, no horse” ossia senza i piedi in ordine non ci può essere cavallo, potrebbe ugualmente essere applicato ai verri utilizzati nei centri di FA pubblica. In uno studio Nord Americano in cui si analizzavano 44 centri di FA, ben l’81% di essi presentavano come principale causa di riforma i piedi e/o le gambe dei verri. Un riproduttore maschio in un centro di FA pubblica può in carriera generare all’incirca 15.000 suini da macello. Recentemente è stato riportato che negli Stati Uniti la zoppia è causa di oltre il 9% della mortalità che si registra negli ingrassi, ma nei casi peggiori si può arrivare a livelli pari al 34%. Un verro GP originerà in carriera all’incirca 3.000 scrofette le quali a loro volta produrranno qualcosa come 150.000 suini da macello. Eppure nonostante questi numeri siano tutt’altro che trascurabili, quante volte vengono promossi al grado di riproduttori delle generazioni future verri perché più meritevoli per il loro indice genetico nonostante magari arti e appiombi lascino a desiderare? Se un numero di verri maggiore venisse riformata mentre si trovano ancora in quarantena, aiuterebbe i fornitori di genetica a riflettere sul problema dei piedi e degli arti che si vive a livello di allevamenti commerciali.

Nel 1988 Max F. Rotschild dell’Iowa State University ha dimostrato un miglioramento significativo (P<0,01) in sole 5 generazioni di selezione sugli arti anteriori del Duroc attraverso una procedura di valutazione fatta sui 3.598 suini. Egli riuscì a quantificare che l’ereditabilità (h2) è pari a 0,29.

4) Ernie ed altri difetti congeniti

Tornando all’inizio degli anni ’80, nel caso in cui in una covata nascesse un suino con difetto congenito (ernia, splay leg, ecc.), l’intera covata non veniva ammessa al performance test e avviata all’ingrasso tradizionale. Questo metodo, seppur drastico, poteva assicurare il fatto che non vi fosse la trasmissione di “geni indesiderati” nella popolazione.

Oggi le cose sono cambiate (per la verità in peggio). Tutte le case genetiche infatti sono ossessionate dalla necessità di mettere in testaggio il maggior numero di suini al fine di migliorare quel fatidico parametro I/T, che è indicatore di progresso genetico. Infatti ritengono che scartare l’intera covata potenzialmente vada a peggiorare l’indice suddetto. Come risultato di tutto ciò non è infrequente osservare livelli di ernie nei suini all’ingrasso del 2-3% cosa che porta a parecchie riforme per l’impossibilità di portare a pesi elevati tali animali. Anche a livello normativo nell’UE le ernie il cui diametro supera i 20 cm non possono essere trasportate al macello il che comporta la necessità di abbattere tali suini in allevamento con un extra lavoro per i dipendenti e costi aggiunti per lo smaltimento delle carcasse.
Negli ultimi anni poi incursioni notturne di gruppi animalisti in allevamenti si stanno moltiplicando. In Spagna immagini di suini con ernia sono finite nei programmi di maggior ascolto comportando conseguenze negative per le aziende proprietarie di quegli animali le quali hanno dovuto ritirare il proprio prodotto dagli scaffali dei supermercati. Ecco perché ritengo fondamentale che le principali case genetiche dedichino i loro sforzi nei confronti di questa problematica emergente.

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